domenica 25 agosto 2013

Face in Space / Museo del Cenedese - Vittorio Veneto / Maurizio Armellin / 07.sett. 27 ott. 2013


Museo del Cenedese
Vittorio Veneto – Serravalle

Face in Space
opere ed installazioni di MAURIZIO ARMELLIN

curatore Stefano Pillon

vernissage sabato 07 settembre ore 20.30

evento promosso da Città di Vittorio Veneto
organizzazione Mai Associazione Culturale - Vittorio Veneto

con il sostegno di
NeonLauro, San Vendemiano
Tipolito La Vittoriese, Vittorio Veneto
Bellenda vini e spumanti, Vittorio Veneto
La Stamperia, serigrafia Tezze di Vazzola

L’eleganza rinascimentale della Loggia della Comunità di Serravalle, a Vittorio Veneto, apre al contemporaneo. Sabato 7 settembre, ore 20.30, inaugura Face in Space, la mostra-evento dell’artista e grafico vittoriese Maurizio Armellin, allestita in occasione della donazione da parte del maestro alla Città di Vittorio Veneto dell'opera (elettropittura) “La ragione”, esposta per la prima volta nel 1985 nell’ambito della mostra Bronxite - influenze in periferia alla Galleria Bevilacqua La Masa di Venezia.
Misurando la distanza da quell’opera ormai “storica”, Armellin presenta alla sua città il percorso fatto e,  in una sorta di organica mise en èspace, installa la sua ultima poliedrica produzione: stralunati Guerrieri  in legno dipinto, Facce stampate in bianco e nero su fondo gesso al solvente, installazioni al neon e il video realizzato con la collaborazione di due  vittoriesi dal respiro decisamente cosmopolita, Giovanni Zanin (animazione grafica) e Marco Posocco e da Roberto Mandia (noises - rumori).  Contaminazioni multimediali, segni di una vocazione sperimentale che si farà happening, quando - come previsto - al momento del vernissage, dopo la prolusione critica di Stefano Pillon, si espanderanno live  le sonorità e le improvvisazioni al sax e al clarinetto di Guglielmo Pagnozzi, virtuoso strumentista bolognese -  musicista attivo sulla scena del jazz italiano e internazionale fin dagli anni ’90, attualmente impegnato con il progetto jazzcore Corleone insieme a Roy Paci e la sua band.
Ad ascoltarlo, fra il pubblico, ci saranno anche altre facce: Faccia incontrata, Faccia da matto, Faccia sognata, Faccia d'artista, Faccia bzzz, Faccia wauh!!!, Faccia da schiaffi, Faccia decorata, Faccia libro, Faccia girandola, Faccia innamorata

Museo del Cenedese - Vittorio Veneto
dal 7 settembre al 27 ottobre 2013
Ingresso libero.
Orario apertura mostra dal 07 settembre al 27 ottobre
sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 ore 18.00.
Catalogo in galleria.

info_Museo del Cenedese 0438 57103 www.museodelcenedese.it
Maurizio Armellin 3470711585 www.armellinmaurizio.blogspot.com






















Face in Space, 2013
bozzetto china su cartoncino per installazione al neon
realizzazione NeonLauro San Vendemiano (Tv)

























La ragione 1985, Maurizio Armellin, " elettropittura" cm.215xcm.202
opera esposta  presso le gallerie della Fondazione Bevilcqua La Masa - Venezia / aprile 1985
nell'ambito della mostra:  Bronxite - influenze in periferia.
Donazione dell'artista alla Città di Vittorio Veneto,
in occasione della mostra Face in Space.


Dal catalogo Face in Space / Atelier Palais Fontaine / Maurizio Armellin
Museo del Cenedese - Vittorio Veneto, 7 settembre 2013
foto di Flavio Favero







































Altre facce

humani nihil a me alienum puto
Terenzio


Sono guerrieri in assetto di battaglia, quelli di Maurizio Armellin, armati di creste e di aculei - tra masai e neo-punk -, colori di guerra e bocche digrignanti per spaventare il nemico. Guerrieri alla conquista dello spazio.
E lo spazio, certamente, lo hanno di già conquistato.
Oltre la superficie tesa e laminata alla quale Armellin ci aveva abituati con le sue Maschere ed i suoi Totem, la faccia di questi guerrieri in effetti ha guadagnato rilievo e spessore: face in space. Nella sua stereometrica tridimensionalità individua i sei fondamentali orientamenti dello spazio; come piccola architettura lo addensa e lo misura lo spazio, lo cristallizza: face in space, space in face.
Ora che lo spazio lo hanno assorbito, i Guerrieri di Maurizio Armellin lo spazio lo possono anche occupare ed abitare, lo emanano quasi: così nel fantomatico studio d’artista parigino nelle foto in catalogo, così nel telaio scatolare di luce al neon che ora li accoglie nell’allestimento alla Loggia del Museo del Cenedese.
In realtà, nella loro cristallina tridimensionalità che le taglia a spigolo vivo, le teste di Armellin non ammettono stondate smussature né avvolgenti tuttotondo; come nella statuaria arcaica si danno per vedute separate, ancora prigioniere della frontalità.
È una legge inflessibile, quella della frontalità, che, come ben vede lo Hauser, “esige e tributa rispetto”, concede il suo sguardo ma  richiede lo sguardo dell’altro.
È così che, nell’ineludibilità della veduta frontale, emerge, sotto l’apparenza orrifica, tutta la disarmata e disarmante fragilità di questa stralunata tribù: colli troppo lunghi e sottili sotto la squadrata mascella, i colori bellicosi non fanno più paura e diventano gioco, l’occhio tondo tondo non è aggressivo ma sa di sospesa perplessità, come di alieni sbarcati in un pianeta straniero. Docile estraneità che ce li rende fratelli.
È la stessa estraneità che incontriamo anche nell’altra serie di facce, dove l’artista, abbandonando colori e spessori, regredisce all’elementarietà di un segno elegantemente bambino, nero su bianco.
Sono personaggi di un’anonima folla, facce tante volte incontrate, dimenticate, ritrovate, sognate… che, lasciata la descrettività del ritratto, hanno assunto l’emblematicità del “tipo”.
Anche Armellin costruisce, così, il suo piccolo “palazzo enciclopedico”. Erede - forse inconsapevole - della fisiognomica antica, archivia in un paradossale campionario, ipoteticamente infinito, la tipologia facciale e le sue varianti, fisiche e psichiche, caratteri e “moti”, ethos e pathos.
Trasposte nella versione video, tutte quelle facce ora ci vengono incontro, animandosi ci ripresentano la varietà e la verità dell’umano, le sue smorfie e i suoi tic, melancolie e incazzature, grandi pensieri e piccole mostruosità: faccia incontrata, faccia sognata, faccia bzzz, faccia wauh, faccia innamorata, faccia d’artista, faccia da schiaffi…
Ci vengono incontro ad una ad una, poi tutte assieme, appaiono e scompaiono, spianandosi e sfogliandosi come le carte di un grande solitario, ognuna con la sua storia a intessere un’unica mobile mappa di destini incrociati.
È qui, in questo felliniano raduno finale, che ognuno può cercare il suo tipo, il suo carattere dominante, per scoprire poi che in tutte quelle facce potrebbe riconoscersi e rispecchiarsi come in tanti frantumi della sua; tutte gli appartengono e tutte lo abitano, anche le più antipatiche, anche le più patologiche, perché tutti i semi dell’essere sono - in potenza - dentro in ognuno di noi, perché “nulla di ciò che è umano mi è estraneo”. Fondamento, precario e un po’ sgangherato, di un ultima possibile humanitas.
Tante facce, una razza: umana.                                                                                                                   

Stefano Pillon
(dal catalogo della mostra Face in Space - Atelier Palace de Fontaine)